Allegato Tecnico

Scritte assieme ad oltre 300 esperti di varie discipline, le proposte che seguono sono a disposizione di qualunque forza politica seriamente interessata a dare un futuro ai giovani di questo Paese.

PRINCIPI E OBIETTIVI

Cambiamo il sistema, non il clima.
La crisi climatica e ambientale è la diretta conseguenza di un sistema produttivo che sfrutta le risorse naturali, animali, umane. Ce ne rendiamo conto specialmente nei momenti in cui i problemi del nostro mondo diventano più evidenti, momenti come quello attuale.
La ripartenza post coronavirus non dovrà essere un semplice ritorno alla normalità. Le conseguenze della crisi climatica, già in atto, sfuggiranno al nostro controllo se non la affronteremo tempestivamente, elaborando e condividendo strategie di breve e lungo termine. Chiediamo alla politica italiana di predisporre un piano di programmazione economica che affronti insieme la crisi economica e la crisi climatica. Lo Stato deve guidare tutte le imprese del territorio nella transizione, con l’obiettivo di rispettare i target climatici degli Accordi di Parigi. Deve avviare una riconversione ecologica dell’intero sistema produttivo e sociale. Chiediamo ai vertici europei di rivedere il Green Deal, poiché è ancora ampiamente insufficiente. Chiediamo che l’Unione Europea superi il paradigma dell’austerità, poiché si è dimostrato un macigno per le economie e per le fasce più deboli dei popoli europei. 

Una drastica riduzione delle emissioni è necessaria ORA e non sarà possibile ottenerla senza un importante intervento pubblico.

Nei paragrafi che seguono proponiamo delle linee guida verso la riconversione, suddivise per settori, scritte con il contributo di attivist*, movimenti, scienziat* ed economist*. Prima di esporre le specifiche misure settoriali, vogliamo chiarire i principi che crediamo debbano ispirare la ripartenza post coronavirus e la transizione ecologica. Vogliamo costruire un sistema economico e sociale che sia fondato sul benessere delle comunità e sulla tutela dei territori, della vita e della salute di tutt*. La campagna Ritorno al futuro è l’inizio di un percorso che intreccia proposte e idee di possibili soluzioni per accompagnare la nostra società verso quel cambiamento del sistema (e non del clima) rivendicato in tutto il mondo nelle battaglie portate avanti da movimenti come il nostro.

Il momento è adatto, le coscienze sono pronte, il tempo di agire è ora.

ATTRAVERSO LA CAMPAGNA #RITORNOALFUTURO, POTREMO:

Il modello economico attuale è all’origine dello sfruttamento delle risorse e dell’ambiente.
E’ necessario definire una politica economica che abbia come priorità la tutela dell’ambiente, del clima e della biodiversità, e che tenga conto delle esternalità negative degli investimenti in termini ambientali e sociali.

Il Mise dovrebbe guidare le aziende inquinanti alla riconversione, con l’obiettivo del graduale raggiungimento di una produzione a impatto zero. E’ necessario, e possibile, ridurre l’orario di lavoro a parità di salario, innalzare il salario minimo, rafforzare la contrattazione collettiva. Più in generale lo Stato deve assicurare la piena occupazione. I diritti di tutt* i/le lavorator* devono essere riaffermati con decisione.

 

Da studenti e studentesse chiediamo un’istruzione che sia libera da interessi di privati e da paradigmi dannosi, per l’ambiente e per le persone.
E’ necessaria una riforma della didattica che stimoli il pensiero critico e il pensiero ecologico. L’educazione ambientale non può essere relegata a poche ore settimanali e la formazione agli insegnanti deve sfuggire al controllo di aziende inquinanti, come Eni. Chiediamo piuttosto un maggiore coinvolgimento di espert* e scienziat* nell’elaborazione della programmazione didattica. Chiediamo di interrompere qualsiasi tipo di collaborazione tra scuola, università, ricerca con aziende private estrattiviste che utilizzano i canali della formazione per legittimare il proprio modello di produzione. La creazione di una società nuova non può che iniziare dai luoghi della formazione.

Il Sud deve ricevere un piano di investimenti pubblici consistente, che gli permetta di dare una spinta al suo sistema produttivo in direzione sostenibile, tenendo conto delle potenzialità del suo territorio. Il divario infrastrutturale se non colmato causerà gravi diseguaglianze, dato che sarà proprio questa parte del paese a risentire dei danni ambientali più gravi, fomentando l’ostilità sociale.

La sanità pubblica, deve  essere ampiamente rifinanziata e riorganizzata  per garantire il diritto di tutt* alla salute. Come evidenziato da questo episodio pandemico è necessario strutturare piani emergenziali. Si rende quindi necessario un approfondimento e una sensibilizzazione del personale sanitario sulla “medicina dei  disastri”. 

Il sistema sanitario nazionale nei prossimi anni rischia uno stress eccessivo causato da un  forte aumento di patologie collegate all’inquinamento, e a eventi di carattere catastrofico.  Al carico delle patologie che impattano più a livello fisico, si andrà ad aggiungere un incremento delle patologie legate alla sfera psichica. Devono essere quindi attuate delle campagne di sensibilizzazione dei rischi e deve essere incoraggiata la costruzione di una rete di sostegno alla comunità, che permetta un alleggerimento delle conseguenze psicologiche causate dalla crisi climatica. 

E’ ormai dimostrato che il mito del disaccoppiamento fra crescita economica e impatti ambientali non può guidare le scelte politiche. In tutti i casi è un processo solo relativo, temporaneo o localizzato, mai abbastanza rapido da ricondurre i flussi di materie prime ed energia nell’alveo della biocapacità planetaria. Un vero Green New Deal deve garantire un rientro in possesso, da parte dello Stato, delle leve di politica economica, per ripubblicizzare i servizi fondamentali e sottrarli alle logiche di mercato, orientare la riconversione delle imprese inquinanti e dell’agricoltura industriale. Tutto ciò non può prescindere da un importante aumento della spesa in deficit, una ristrutturazione del debito pubblico e dal sostegno vigoroso a un sistema di Welfare in grado di supportare i lavoratori e le lavoratrici.

Vista l’importanza sempre più marcata dell’energia e la sua classificazione come bene primario, è il momento di riconoscere l’energia come bene pubblico. La produzione e distribuzione dell’energia deve essere diffusa e partecipata dai cittadini. Le rinnovabili devono essere fortemente incentivate affinché si raggiunga l’indipendenza energetica nazionale.

Vanno realizzate politiche di Welfare che possano tutelare tutt*, sussidi ed erogazioni di servizi primari, anche sotto forma di reddito. La sanità pubblica, la scuola e l’università pubbliche devono essere sottratte alle logiche del mercato e ampiamente rifinanziate per garantire i diritti di tutt* alla salute e all’istruzione. Le voci di spesa pubblica in sostegno ai redditi devono essere sovvenzionate per garantire la dignità delle persone e permettere che non vi siano disuguaglianze di nessun tipo fra gruppi sociali.

 La tassazione deve essere equa e più progressiva. Lo Stato deve impegnarsi a contrastare l’evasione fiscale. Si deve chiedere a livello europeo una tassazione delle grandi ricchezze, degli speculatori (una tobin tax, cioè una tassa sulle transazioni finanziarie a livello europeo allo 0,1 %) e delle imprese inquinanti.

Deve essere istituita una carbon tax per i settori più impattanti (energia, trasporti e zootecnia) che non gravi sulle fasce deboli della popolazione e che distribuisca i suoi proventi riducendo altre tasse (per esempio sul lavoro), investendo in ulteriori azioni di mitigazione alla crisi climatica (agevolando le famiglie sotto un certo reddito, o indirettamente incentivando il trasporto pubblico gratuito).

Questa tassa deve essere affiancata da misure e finanziamenti che rendano più accessibili economicamente cibi sani, principalmente a base vegetale e prodotti in modo ecologico.

Bisogna rafforzare la produzione nazionale e arginare il potere delle grandi imprese multinazionali con una moratoria sugli accordi commerciali in essere e in fase negoziale. 

Vanno aboliti strumenti di ricatto come l’arbitrato internazionale ISDS, che, nati per tutelare le discriminazioni degli Stati verso alcune imprese, sono diventati strumenti di ricatto internazionale delle multinazionali.

Consapevoli degli scarsi risultati raggiunti la cooperazione fra paesi va sganciata da meccanismi di scambio delle quote di emissione e va vincolata al rispetto dei diritti umani, degli ecosistemi e improntata al trasferimento gratuito di competenze, tecnologie e fondi fra Nord e Sud del mondo.

La transizione deve puntare alla creazione di un’economia compatibile con l’equilibrio degli ecosistemi. Il sistema produttivo dovrà essere fondato sulla filiera corta e sull’economia circolare. Deve esserci un cambiamento dell’organizzazione dell’economia e costruzione sociale attorno ad essa. 

La produzione economica aggregata va ridotta e sostituita con attività legate alla riproduzione sociale e alla cura. La sfera dei servizi pubblici e dei beni comuni deve essere allargata per consentire alle persone di soddisfare i propri bisogni di base senza alti livelli di reddito e l’imperativo della crescita del PIL. Vanno implementate valutazioni complessive del benessere nazionale alternative, ad esempio basate sul BES (ristrutturando e implementando la cabina di regia nazionale)

Va riformato il sistema bancario, espandendo il ruolo delle banche pubbliche e restringendo il perimetro di agibilità delle banche di investimento. La Banca europea per gli investimenti deve abbandonare ogni finanziamento al gas, che non può essere considerato come soluzione alla crisi climatica.

 

Gli obiettivi che ci proponiamo di raggiungere non potranno ottenere una tutela effettiva, quindi non potranno essere giuridicamente garantiti, se non avverrà un riconoscimento costituzionale del “diritto all’ambiente sano” come diritto fondamentale. Chiediamo l’inserimento nella Costituzione del diritto alla tutela ambientale come diritto fondamentale alla preservazione degli ecosistemi, affinché siano tramandati intatti alle generazioni future, nel rispetto di quel patto intergenerazionale che è il cuore pulsante della nostra Carta fondamentale.

MISURE PER LA TRANSIZIONE ECOLOGICA

La crisi climatica minaccia la vita umana sulla Terra, e i problemi ad essa collegati colpiscono la salute delle persone e l’economia. Non possiamo rimandare ulteriormente l’azione per contrastarla, come non possiamo più accettare che per i profitti di pochi vengano sacrificate la salute e la vita di molti.

Come affermato negli Accordi di Parigi, sottoscritti anche dal nostro Paese, è necessario agire “riconoscendo la necessità di una risposta efficace e progressiva all’urgente minaccia dei cambiamenti climatici sulla base delle migliori conoscenze scientifiche disponibili”.

Nella sola differenza tra 1,5°C e 2°C sono infatti a rischio milioni di vite: limitare il riscaldamento globale a 1,5°C, rispetto a 2°C, potrebbe ridurre sia il numero di persone esposte ai rischi legati al clima che quelle a rischio di povertà di diverse centinaia di milioni di unità entro il 2050 (IPCC, SR1,5°C).

Per questo lo Stato deve realizzare azioni concrete che conducano ad una riduzione immediata delle emissioni di gas serra, definendo una strategia con obiettivi annuali, e con un monitoraggio costante dei progressi. Chiediamo che lo Stato avvii immediatamente una campagna informativa approfondita, sistematica e continua sulla gravità della crisi climatica ed ecologica in corso, perché non possiamo affrontare una minaccia se non la trattiamo come tale. Questa informazione, riguardante le cause della crisi climatica, le sue conseguenze, e le risposte necessarie e messe in campo per affrontarla, deve essere fondata sulla migliore scienza, intesa come insieme delle migliori conoscenze e tecnologie disponibili. Le azioni in questo campo devono essere capillari a ogni livello (Governo centrale, Regioni, Città metropolitane, Comuni), attivando tutte le istituzioni che possono essere coinvolte, i media e la scuola. In questo momento di crisi economica, il governo dovrebbe utilizzare i finanziamenti per intraprendere una ripartenza ecologica dell’economia e del lavoro, che ci porti verso l’unico futuro possibile: un futuro equo, giusto, vivibile. Non vogliamo tornare alla vecchia normalità, ma puntare ad una riduzione delle emissioni di gas serra e dell’inquinamento, e quindi un miglioramento della salute dei cittadini. 


Di seguito abbiamo raccolto linee guida e indicazioni per una piena riconversione ecologica, suddivise per settore per rendere più facile e comprensibile la lettura. E’ sempre importante tenere a mente che è necessario un approccio integrato che tenga conto di aspetti pratici, sociali, delle interconnessioni e interferenze tra i vari settori.

Il mondo della scienza

Ecco le professoresse e i professori che hanno contribuito alla stesura dell’allegato!

Balzani Vincenzo
Emilia Romagna - Chimico, Professore emerito presso l'Università di Bologna
Bigano Andrea
Lombardia - Economista, autore di diversi articoli su Climalteranti
Cacciamani Carlo
Emilia Romagna - Fisico, dipartimento Protezione Civile Nazionale
Barbera Filippo
Piemonte - Docente di sociologia economica e membro del Forum Diseguaglianze e Diversità
Budroni Marilena
Sardegna - Docente di Microbiologia Agraria presso L'Università degli Studi di Sassari
Cassardo Claudio
Piemonte e VDA - Fisica - Docente di fisica del clima
Belosi Natale
Tavolo tecnico scientifico, Ecoistituto Faenza
Buizza Roberto
Toscana - Docente di fisica (e promotore appello “Il riscaldamento globale è di origine antropica")
Claps Pierluigi
Piemonte - PoliTO, dipartimento di Ingegneria dell'Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture
Filpa Andrea
Lazio - architetto, Università Roma Tre, Comitato scientifico WWF Italia
Lantschner Norbert
Presidente di ClimAbita Foundation
Papini Alessio
Toscana - Docente di Biologia
Grosso Mario
Lombardia - Ingegnere ambientale
Marletto Vittorio
Emilia Romagna - fisico, responsabile Osservatorio clima Arpae Emilia-Romagna​
Pasini Antonello
Lazio - Ricercatore IIA CNR
Gullino Maria Lodovica
Piemonte e VDA - Docente di Patologia vegetale e direttore del Centro Agroinnova, Università di Torino
Palazzi Elisa
Piemonte e VDA - Docente di Fisica del clima a UniTo e ricercatrice ISAC CNR
Pasotti Luigi
Sicilia - Agrometeorologo, Autorità di Bacino del Distretto Idrografico della Sicilia
Piombino Aldo
Toscana - Docente di Geologia
Ruffino Barbara
Piemonte - Ingegneria sanitaria e ambientale, Politecnico di Torino
Ventura Francesca
Emilia Romagna - Docente di Scienze e Tecnologie Agroalimentari e Presidente dell'AIAM
Poggio Alberto
Piemonte - Ricercatore in Sistemi per l'Energia e l'Ambiente presso Politecnico di Torino
Trecroci Carmine
Lombardia - Docente di Macroeconomia e Finanza
Revelli Roberto
Piemonte - Dipartimento di Ingegneria dell'Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture, Politecnico di Torino
Vacchiano Giorgio
Lombardia - Ricercatore in gestione e pianificazione forestale